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The OA

Immagine del redattore: Valentina GobbiValentina Gobbi

Aggiornamento: 28 feb 2021

Scopro con qualche anno di ritardo questa serie fantascientifica, arrivandoci in modo davvero inconsueto. Prima ancora di scoprirla su Netflix o di leggerne qualche recensione online o, ancora, di sentirne parlare qualche amico, l'ho incontrata fisicamente. Sì! Fisicamente!

Lo scorso dicembre durante le lezioni online del corso di Musical che frequento la nostra insegnante ci propone di imparare una strana sequenza di movimenti tratta da una serie tv.

Lezione dopo lezione ci insegna questa danza dal sapore vagamente trascendentale. Sono movimenti semplici e stilizzati ma con una grande carica emotiva, gesti riconducibili ad esperienze quotidiane, emotive e materiali. Respiri, soffi, sibili e schiocchi delle mani contro il proprio corpo si intrecciavano ai gesti e creavano significato. Così, ognuno nella propria casa, lezione dopo lezione, io e i miei compagni di corso abbiamo eseguito la sequenza diventando parte di una coreografia corale che si andava componendo negli schermi dei nostri computer, attraverso i piccoli riquadri della sala riunioni virtuale che ci rendeva vicini, gli uni accanto agli altri, anche se lontani.

Ora che i movimenti facevano parte della mia esperienza corporea non potevo non cercare e non guardare The OA per capire cosa fossero e che significato avessero in origine.

Solo un piccolo avvertimento: quella che segue non è una recensione ma una piccola analisi delle due stagioni che compongono la serie e in quanto tale rivela alcuni dettagli che potrebbero considerarsi spoiler. Andate avanti nella lettura se già avete visto tutti gli episodi o se siete tra quelle persone che apprezzano un'opera cinematografica/televisiva anche conoscendone a priori i contenuti.


L'esperienza premorte e l'interdimensionalità¹

Nella serie ideata da Birt Marling e Zal Batmanglij Prairie Johnson riappare all'improvviso dopo essere scomparsa sette anni prima. Attraverso un video postato online, che la ritrae mentre fugge impaurita e si getta in acqua da un ponte, la sua famiglia adottiva la ritrova e la va a prendere in ospedale. Prairie è scossa e spaesata, ha passato sette anni segregata in una prigione di vetro, ha delle strane cicatrici sulla schiena e ha riacquistato la vista, persa dopo un incidente da bambina.

Tornata a casa la ragazza si chiude in se stessa e non riesce a raccontare alla sua famiglia cosa le sia accaduto ma nello stesso tempo cerca aiuto coinvolgendo un gruppo mal assortito di persone. Steve, Alfonso, Michelle detto Buck, Jesse e la professoressa Betty quasi non si conoscevano prima di incontrarsi la prima notte, nella casa abbandonata per ascoltare il racconto di Prairie, pur frequentando tutti la stessa scuola e non avrebbero avuto mai nulla da condividere senza incontrarla. Ognuno di loro conduce una vita insoddisfacente per motivi diversi e la missione alla quale vengono chiamati finirà per cambiare loro la vita. Ogni notte, nella casa abbandonata, Prairie racconta loro cosa le è accaduto, l'infanzia felice come Nina Azarova, suo nome di nascita, i sogni premonitori, l'incidente avuto in Russia da bambina e l'esperienza premorte, la cecità, la perdita del padre, l'adozione e i sette anni di prigionia vissuti in una gabbia di vetro sotterranea e condivisi con altri quattro ragazzi, anche loro sopravvissuti ad incidenti mortali. In quello strano laboratorio sotterraneo Prairie e i suoi compagni venivano studiati come cavie umane dall'inquietante Dottor Hup. Così, portati a morire e tornare in vita più volte, i cinque prigionieri scoprono, un'esperienza premorte dopo l'altra, i cinque Movimenti.

Dovete fingere di credermi finché non lo farete veramente

Il racconto di Prairie ha dell'incredibile e quello che viene chiesto al gruppo riunito in ascolto è prima di tutto un atto di fede. Alla fine del prologo, nel primo episodio, quando il gruppo si riunisce per la prima volta nella casa abbandonata, Prairie chiede di fingere di credere al suo racconto fino al momento in cui la sua storia non sia realmente credibile per ognuno di loro.

Questo stesso atto di fede viene chiesto agli spettatori della serie. Prairie è OA, l'Original Angel, i cinque Movimenti scoperti da lei e i suoi compagni di prigionia, se eseguiti correttamente, sono in grado di guarire malattie e far tornare in vita i morti e, se eseguiti da cinque persone contemporaneamente, aprono un varco interdimensionale attraverso il quale è possibile viaggiare. Durante la prigionia OA si è innamorata del suo vicino di cella Homer e ora ha bisogno di cinque persone che, eseguendo i Movimenti, possano permetterle di fare il salto interdimensionale per poterlo incontrare di nuovo. Come spiega l'autrice e protagonista Brit Marling "il movimento è uno dei più primitivi, immediati e antichi metodi di comunicazione. Non importa se il racconto di Prairie sia vero o parzialmente vero o se sia una metafora, perché quello che dona agli altri protagonisti ha un profondo effetto su di loro e li lega e li motiva a liberarsi davvero".

Nessuno sopravvive da solo

È sicuramente questo uno dei temi che attraversano gli episodi delle due stagioni: In che modo la connessione tra esseri umani può determinare un effetto salvifico per noi stessi e gli altri?

Il tema della connessione, tra individui ma anche connessione interiore, si rivelerà non solo fondamentale ma anche imprescindibile elemento di equilibrio della personalità.


Tutti i mondi possibili

La realtà che viviamo è solo una delle tante realtà possibili. Ogni nostra azione, ogni evento importante accaduto, ogni scelta, aprono la possibilità di un'altra esistenza. Tutte le esistenze alternative coesistono e OA e i suoi compagni di sventura, grazie alle esperienze premorte e ai cinque Movimenti sono in grado di fare "il salto". Lasciare la realtà nella quale stanno vivendo per saltare nel loro proprio corpo in una realtà alternativa.

Nella seconda stagione viene raccontato "il salto" e tutto ciò che ne deriva. La storia prende una nuova direzione: ora Prairie dovrà confrontarsi con una realtà sconosciuta e imparare a conoscere e convivere con un'altra personalità: la Nina che non ha avuto l'incidente da piccola, che non ha perso la vista ed è cresciuta con il padre con possibilità che Prairie non ha avuto. Qui la storia di Prairie si intreccerà con quella dell'investigatore privato Karim Washington che, cercando una ragazza scomparsa, si imbatte in una strana casa abbandonata nel centro di San Francisco che si scoprirà essere di proprietà di Nina. In questa realtà Nina è fidanzata con Paul Ruskin e insieme hanno fondato la C.U.R.I. un centro di analisi dei sogni. Per assoldare i partecipanti alla ricerca utilizzano uno strano videogioco di realtà aumentata e le proprietà soprannaturali della casa di Nina.

La casa, a patto di completarne i rompicapi, si rivelerà essere una sorta di portale che rende possibile la comunicazione tra le diverse dimensioni.

Nella nuova realtà Prairie ritroverà anche i suoi compagni di prigionia tra cui, finalmente, anche Homer, ma lui non ricorda la sua esistenza precedente al salto e l'unica personalità che prevale in lui è quella del Dott. Homer Roberts adepto del Dott. Hup direttore del centro psichiatrico di Tresure Island dove Prairie verrà ricoverata.

Nel centro ci sono pazienti che vengono classificati come psicotici, come la stessa Prairie che, approdata nel corpo e nella realtà di Nina, fatica a mettere insieme i pezzi della sua/loro esistenza. Anche gli altri compagni di prigionia nel laboratorio sotterraneo di Hup, Scott, Renata e Rachel vengono tutti studiati e curati come pazienti psicotici.

Le psicosi, studiate approfonditamente dallo psicoterapeuta John Weir Perry, vengono interpretate come la lotta dello spirito umano per liberarsi dalla prigione delle strutture mentali convenzionali, una "morte-rinascita" dal punto di vista psicologico, considerata da Perry una tappa importante dello sviluppo della coscienza umana, sia dal punto di vista individuale che dal punto di vista collettivo.

In The OA lo stato di psicosi appartiene ai personaggi che hanno un livello "altro" di conoscenza della realtà rispetto a quella degli altri personaggi: Prairie e i suoi compagni di prigionia sono a conoscenza dell'esistenza di più dimensioni coesistenti e presto emerge che, viaggiando tra dimensioni, le personalità si sommano nei corpi di destinazione. Inizialmente la personalità di Prairie sovrasta quella di Nina e solo quando la ragazza capirà che le due personalità coesistono e dovranno fondersi riuscirà a risvegliare anche il suo Homer. Renata si convincerà presto che i suoi ricordi della prigionia sono in realtà frutto della malattia psicotica, Scott invece sa perfettamente di essere saltato in una diversa dimensione.

Anche Rachel sembra essere cosciente di tutto ma è impossibilitata a comunicare a causa di un deficit fisico avuto dalla Rachel della nuova dimensione prima del "salto". Quella che viene definita psicosi è quindi qui spiegata come coesistenza di coscienze provenienti da realtà parallele, e il soggetto psicotico è tale in quanto porta in sé la conoscenza e l’esperienza di vissuti "altri", quelli potenzialmente scartati dagli eventi e dalle scelte fatte. Come spiega Hup il "seme" del multiverso² risiede nel cervello di tutti noi e il suo esperimento segreto è proprio la mappatura di tutte le dimensioni parallele potenziali racchiuse in questo seme.


Gli Archetipi

Secondo Jung l'essere umano pur essendo un'entità distinta è anche parte di un sistema più vasto costantemente in connessione con tutte le sue parti. Questa connessione dà luogo ad un inconscio collettivo nel quale prendono forma gli archetipi, immagini primordiali comuni (riscontrabili anche in popolazioni ed epoche molto distanti tra loro) individuabili in ogni cultura nei miti, nelle favole e nelle leggende e che richiudono in sé i principali temi dell'uomo. Lo psicanalista individua il nucleo dell'attivazione della presa di coscienza della psicosi nell'archetipo del centro, definito il "Sé" e rappresentato dalla quadratura del cerchio e dai mandala.

Nella serie il tema del mandala è presente e rintracciabile visivamente, ad esempio, e non a caso, nel posizionamento dei "sognatori" nel centro di ricerca della C.U.R.I., che raccoglie e cataloga i sogni, e nel rosone della casa abbandonata di San Francisco.

Il rosone in particolare, che è anche uno dei tre elementi ricorrenti nei sogni analizzati alla C.U.R.I. ed elemento chiave della storia, richiama nella forma e nel significato il mandala. Questo simbolismo legato alla pratica dei mandala era nelle intenzioni della Marling fin dall'inizio.

Jung esaminando vari casi di malati affetti da patologie psichiche, si accorse che il paziente in via di guarigione disegnasse spesso, istintivamente, dei mandala e ci si collocasse nel mezzo, come se riprodurre quella figura circolare avesse un potere terapeutico e liberatorio.

Raggiungere e guardare attraverso il rosone della casa di San Francisco, ci viene suggerito fin dalle prime puntate della seconda stagione, può avere un effetto devastante. Solo alla fine sarà chiaro che da quel punto di vista è possibile avere uno sguardo sull'autentica realtà delle cose ossia la coesistenza di più dimensioni parallele. Sguardo che appunto può essere fatale.

Se nella prima stagione agli spettatori è stato chiesto di fingere di credere alla storia di Prairie, ora quello che ci viene implicitamente chiesto è di avere perseveranza e costanza nel mettere a posto tutti i pezzi del puzzle, proprio come riuscirà a fare infine il detective Washington venendo a capo del mistero della casa.

"... anche per me questa è una follia, assurda anche da sentire" spiega Prairie a Washington:

Ti sto chiedendo di immaginare che la realtà è molto più strana e molto più complicata di quanto tu o io riusciamo a credere. E può capitarci di averne la prova nei sogni, o in déjà vu in grado di mostrarci oggi ciò che è già accaduto in passato, ma in un modo diverso, in un altro luogo.

Solo chi sarà caparbio come lui e arriverà fino in fondo, avrà la possibilità di avere la visione d'insieme necessaria per completare il puzzle delle tante tematiche affrontate e interlacciate nella serie e capire ogni dettaglio e stravaganza vista lungo la strada.


L'Entanglement esistenziale di The OA

Il legame con alcune persone è così forte perché resiste e perdura tra le dimensioni, è come una famiglia cosmica. Prairie, Hup e Homer fanno parte della stessa costellazione e stanno viaggiando insieme (ma anche i ragazzi e la professoressa arruolati da Prairie avranno lo stesso destino). In quest'ottica gli eventi di una dimensione influiscono sulle dimensioni circostanti, come un'eco, le persone si incontrano e se la loro storia è comune e forte crea una eco nelle dimensioni vicine e gli eventi concorrono all'avvicinamento di quelle persone.

Perciò quando Prairie ha incontrato Michelle (Buck) nella casa abbandonata e ha iniziato a raccontare la storia della sua vita, in un'altra dimensione Michelle ha iniziato ad utilizzare il gioco che l'ha portata nella casa di Nina. Ogni azione è connessa. Fuggire dalla eco è pericoloso. Saltando in una dimensione estranea alla eco, come vorrebbe fare Prairie per allontanarsi da Hup, si rischierebbe di ritrovarsi in una vita del tutto irriconoscibile e di andare in frantumi. Inoltre Prairie e Homer potrebbero non conoscersi del tutto in una dimensione estranea alla eco creata dall'incontro, avvenuto sette anni prima, tra Prairie e Hup.

Possiamo dire quindi che le vite dei personaggi nelle varie dimensioni sono soggette ad una sorta di Entanglement esistenziale.

La viaggiatrice che nella seconda stagione spiega il valore e il funzionamento di queste connessioni a Prairie le fa notare anche che Hup è la sua ombra.

Chi non ha ombre non ha voglia di vivere.

Questo riferimento all'ombra che risiede in ognuno di noi, al lato oscuro, è un tema ricorrente in tutti gli episodi e che rimanda, come altri elementi della serie, alla dualità dell'essere umano: materia e psiche, conscio e inconscio, luce e ombra. In tutti gli episodi c'è una continua alternanza tra scene luminose e scene molto buie e queste seconde sono quelle nelle quali i personaggi progrediscono e si evolvono. Dal punto di vista narrativo sono forse quelle più importanti. Nelle scene chiare e illuminate viene portato avanti il piano narrativo della storia, il semplice susseguirsi di avvenimenti, nelle scene scure invece viene portato avanti il piano narrativo del significato. I momenti di rivelazione per lo spettatore avvengono sempre nelle ambientazioni buie ed oniriche, come se racchiudessero un significato "altro" rispetto al semplice svolgersi degli eventi.


I cinque movimenti

In una società che, complice la tecnologia, ci vede sempre più rinchiuderci in noi stessi, vivere proiettati all'interno delle nostre menti (quasi separati dagli altri da invisibili muri di vetro, come nella gabbia sotterranea) in continuo movimento mentale, sottoposti a innumerevoli stimoli e sempre distratti da qualcosa, i Movimenti vogliono essere un richiamo a tornare nel corpo e condurci verso altri tipi di intelligenza più complessi del pensiero razionale. Un'espressione viscerale e tribale che ci costringe a fare i conti con l'espressività del nostro corpo materiale per entrare però in contatto con la parte più eterea e impalpabile di noi stessi. Una sorta di viaggio alla ricerca del sopito, alla ricerca di quella parte perduta e allontanata dalla razionalità della mente ma ben presente in ognuno di noi.

Così come i Movimenti sono in grado nella storia di mettere in contatto le persone e di creare significato, comunicazione (come il profondo dialogo muto che avviene tra OA e Homer al suo ritorno dall'Avana) e azione (i Movimenti causano degli effetti e delle progressioni nella trama: Scott torna in vita a diverse ore dalla sua morte, la moglie dello sceriffo guarisce dal suo stato vegetativo e dona ai ragazzi il quinto movimento ancora mancante...) allo stesso modo questi Movimenti creano nello spettatore un'effetto straniante e significante allo stesso tempo trasformandosi in un dispositivo di trama. Un momento di racconto e di significato capace di stare sullo stesso piano di qualsiasi altro elemento del racconto audiovisivo: dialoghi, inquadrature, colonna sonora, montaggio...

Birt Marling esegue i Movimenti in una scena di The OA

I cinque Movimenti di The OA sono stati realizzati da Ryan Heffington, coreografo, tra le altre cose, di alcuni dei più famosi videoclip della cantante Sia.

La ballerina Maddie Ziegler ritratta nell'esecuzione della coreografia di Chandelier

E chi altri se non lui? La Marlin e Batmanglij grandi ammiratori del suo lavoro lo hanno voluto per i loro Movimenti.

I Movimenti di The OA esprimono appieno la sua poetica e la filosofia che sta dietro alla ricerca coreografica che ha sviluppato nel corso degli anni. Per Heffington si tratta di un vero e proprio insieme di movimenti spirituali:

La danza è un portale per la spiritualità
Maddie Ziegler in The Greatest di Sia

Come da lui stesso dichiarato la sua intenzione è ritrarre le emozioni umane e l'umanità piuttosto che la pura estetica del movimento, danzatore professionista o no, il suo approccio è lo stesso:


Dipingo immagini visive attraverso la descrizione e la direzione

Più che del gergo della danza si serve di immagini evocative e scenari viscerali per far compiere i movimenti che andranno a costituire le sue coreografie. In questo modo riesce a rendere una ballerina altamente qualificata come Maddie Ziegler, protagonista dei videoclip di Sia, assolutamente vulnerabile e allo stesso modo far sembrare i non-ballerini del cast di The OA performer perfettamente a loro agio e con grande naturalezza di movimento.

Al centro della sua estetica vi è anche l'uso del viso e delle espressioni facciali, dalle quali deriva il 99% del racconto di una storia emotiva, così anche nei Movimenti dei protagonisti di The OA i visi si contorcono e distendono seguendo e creando la narrazione. Nel 2014 a proposito del videoclip di Chandelier Heffington ha definito i movimenti della coreografia qualcosa di "astratto" che possa rimandare ad "abilità sovrumane" e far vivere allo spettatore un'esperienza decisamente complessa.

I cinque Movimenti della serie sono però anche un paradosso: un richiamo a tornare nel proprio corpo e a riscoprire la fisicità che ci riconduce all'immanenza dell'esistenza, alla comunicazione e al contatto con gli altri, e nello stesso tempo rendono il corpo e il movimento veicoli per un viaggio trascendentale.

Ancora più paradossale è poi la loro delega nella seconda stagione ad unità robotiche. Ma ad un'analisi più approfondita emerge anche che queste entità prive di vita fungono da catalizzatori di energia capaci di attrarre e condurre i personaggi che agiscono in una diversa dimensione a riunirsi nello stesso luogo e ad eseguire i movimenti in sincrono con loro, permettendo a chi vi si colloca nel centro di fare "il salto" in una ulteriore terza dimensione, come accade a Prairie e ad Hup che innescano appunto le cinque unità robotiche. Anche in questa nuova veste robotica e inanimata, nel senso di "priva di anima", i cinque Movimenti riportano dunque alla pura e semplice connessione.


Il Déjà vu

Alla fine di questo incredibile viaggio tutto torna e tutto è stato spiegato. Anche se la serie è stata chiusa prima del previsto alla seconda stagione il finale lascia soddisfatti nonostante resti aperto.

Le tematiche affrontate e sviluppate da The OA sono ben note al cinema e alla serialità televisiva.

L'esperienza premorte, le realtà parallele, la connessione tra le persone sono tutte tematiche che possiamo ritrovare in diverse opere degli ultimi vent'anni, da Linea Mortale a Lost da Sliding Doors a Stranger Things da Mr. Nobody a Dark... solo per nominarne alcune.

Il finale di The OA ci proietta però in un grande déjà vu: Prairie ancora una volta fa il salto interdimensionale con Hup ma questa volta atterra su un set che riproduce esattamente la topografia dei luoghi frequentati e vissuti nella seconda stagione. Il viale sul quale atterra dopo una caduta dall'alto è esattamente quello del centro psichiatrico di Tresure Island in cui si trovava con Hup e i robot che eseguivano i cinque Movimenti.

Nello stesso tempo il detective Washington riesce a terminare i rompicapi della casa abbandonata e ad affacciarsi dal rosone, quello stesso rosone è riprodotto dalla scenografia del set ed è sospeso sulle impalcature accanto al luogo della caduta di Prairie. Washington da lassù può vedere la scena: Prairie, che stava levitando davanti ai suoi occhi sospesa nello skyline notturno di San Francisco, precipita e all'improvviso si ritrova affacciato sul set dove la ragazza giace a terra dopo aver sbattuto la testa. La troupe accorre ad assistere la ragazza. Prairie e Hup in questa dimensione sono attori... presto ci viene svelato che i loro nomi sono Birt Marling e Jason Isaac, i reali nomi degli attori della serie. La San Francisco in cui si era svolta la storia ci appare di cartapesta e riprodotta in modellini e all'improvviso ci sentiamo come Jim Carrey che con la sua barchetta va a sbattere contro il "cielo" del gigantesco set televisivo che credeva essere il suo mondo reale in The Truman Show. Era tutta una finzione dunque, una storia nella storia, i viaggi premorte, le realtà parallele e in connessione tra loro, tutto l'universo filmico che ci era stato spacciato come reale, l'incredibile storia di Prairie alla quale in definitiva "avevamo creduto"... ci viene all'improvviso rivelata come finzione nella finzione.

Proprio come nell'iscrizione di T.S. Eliot trovata poco prima dal detective nella casa:

“Non cesseremo mai di esplorare, e alla fine dell'esplorazione, arriveremo là dove abbiamo cominciato, e per la prima volta conosceremo il luogo”

Il cortocircuito dura solo pochi secondi però: Birt ancora priva di sensi viene caricata su un ambulanza, Jason sale con lei e l'ambulanza parte... Ma vediamo Steve che la sta inseguendo in un azione speculare a quella di chiusura della prima stagione.

Questa volta però riesce a raggiungere il mezzo e a salire. Ora che crediamo che il racconto sia stato tutto inscritto nella finzione della realizzazione di una serie tv Steve rivolgendosi a Jason (guardando in camera) pronuncia le parole: "Ciao Hup!" inghiottendoci letteralmente di nuovo all'interno della storia raccontata.


 

Note:

¹ Il termine interdimensionale è stato usato da Kryon/Lee Carroll nei primi messaggi canalizzanti. Il termine è poi stato sostituito da "multidimensionale", in quanto questa parola descrive in modo più adeguato il pieno significato: "realtà che lavora con multiple dimensioni che sono al di là delle consuete quattro: altezza, larghezza, profondità e tempo".

² In fisica teorica il multiverso è un'ipotesi che postula l'esistenza di universi coesistenti fuori dal nostro spaziotempo, spesso denominati dimensioni parallele.

 

Riferimenti bibliografici:

- Mazzoni, Sara, The OA - Saggio di Sara Mazzoni, Osservatorio Tv, 2017


Sitografia:



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