Nel 2021 esce negli Stati Uniti CODA remake del francese La famiglia Bélier. Il film, inizialmente destinato perlopiù alle piattaforme di streaming, si fa subito notare al Sundance Film Festival 2021, Apple Tv lo acquista per 25 milioni di dollari ed infine nel 2022 si aggiudica ben tre premi Oscar su tre candidature: "miglior sceneggiatura non originale", "miglior attore non protagonista" e l'ambitissimo "miglior film".

Il film
Ruby è una ragazza C.O.D.A. (Children of Deaf Adults) che per aiutare i genitori non udenti si divide tra il liceo e l'attività sul peschereccio di famiglia. A soli 17 anni si ritrova a dover affrontare e risolvere problematiche commerciali nonché a far fronte alle pesanti conseguenze che questo tipo di vita riversa nella sua sfera personale e scolastica. Ma la ragazza grazie alla sua dote canora e all'aiuto e all'influenza di Mr. "V", direttore del coro della scuola, riuscirà a trovare la sua strada e ad emanciparsi dalla famiglia.
Il film, sceneggiato e diretto dalla regista Sian Heder, è un fedele remake del francese La famiglia Bélier del 2014 diretto da Éric Lartigau, a sua volta remake del tedesco Al di là del silenzio del 1996 di Caroline Link (che si meritò la candidatura agli Oscar come miglior film straniero) in cui una ragazza figlia di genitori non udenti scopre e coltiva la passione per la musica e per il clarinetto grazie alla zia.

La difficoltà di rappresentare una disabilità
CODA - I segni del cuore, a sette anni di distanza dall'uscita de La famiglia Bélier, riesce a dare una lettura più sensibile e meno stereotipata della comunità non udente, pur restando veramente molto fedele alla trama del suo predecessore.
La famiglia Bélier, alla sua uscita, sollevò molte critiche da parte della comunità sorda che accusò il film di parlare del loro mondo senza essere davvero rivolto a loro. Di fatto se il film si premurava di rendere comprensibile il linguaggio dei segni a chi non lo conosce non faceva altrettanto per rendere fruibili le scene parlate ai non udenti. Inoltre venne aspramente criticata la scelta di far interpretare i personaggi non udenti ad attori udenti (solo il fratello della protagonista, nel film francese, viene interpretato da un ragazzo sordo).

A CODA va senz'altro il merito di avvalersi della sensibilità e della bravura di tre attori realmente sordi, tra cui Marlee Matlin, già premio Oscar per l'interpretazione da protagonista in Figli di un Dio minore, e Troy Kotsur, la cui interpretazione in questo film gli è valsa il premio Oscar come miglior attore non protagonista (assegnato per la prima volta nella storia ad un attore non udente).
Del resto è stata un'esigenza primaria per la regista evitare nel racconto ogni stereotipo o preconcetto sulle persone sorde, per questo si è circondata di consulenti, sia non udenti che persone C.O.D.A., mentre scriveva la sceneggiatura. Durante le riprese, poi, le artiste Alexandria Wailes e Anne Tomasetti, anche loro non udenti, hanno affiancato la cineasta per verificare il corretto uso nelle scene della lingua dei segni e il modo nel quale si stava rappresentando la comunità sorda affinché fosse il più realistico possibile.
Essere una "Child of Deaf Adults"
Inoltre la regista Sian Heder sposta il fulcro della storia dal racconto di una famiglia di non udenti alla realtà vissuta da una ragazza udente figlia di genitori non udenti, come evidenziato, banalmente, dai titoli stessi dei due film.
Illuminante a tal proposito il commento dell'autrice italiana Romina Volpi, essa stessa una C.O.D.A., in un suo articolo su Loud&Clear Reviews:

"Ho rivisto davvero moltissimo di me stessa e della mia famiglia nei Rossi, nonostante la lontananza geografica (io sono nata e cresciuta in Italia) e temporale (sono passati circa trent’anni da quando avevo la stessa età di Ruby). Forse CODA è realmente una fiaba a lieto fine come l’ha definita qualcuno, ma ben venga se serve a lasciare uno spiraglio di speranza. È un bene anche se lo fa strappandoci sorrisi e perfino qualche fragorosa sghignazzata perché, che ci crediate o no, nella disabilità non ci sono solo lacrime."
Immergere lo spettatore nel mondo della sordità
Eppure, nonostante lo spostamento del piano narrativo da storia di una famiglia non udente a storia di una ragazza udente con genitori sordi, c'è una scena in particolare, in CODA, che ne decreta, a mio parere, la maggiore capacità e sensibilità da parte della regista di raccontare il mondo della sordità: la scena del duetto nell'esibizione al festival d'autunno, in cui, in entrambi i film, viene simulata l'esperienza di fruizione di un non udente che assiste ad una esibizione canora.
Le scene dei due film sono veramente molto simili e proprio per questo risulta ancor più evidente il lodevole risultato ottenuto dalla direzione della Heder e, se mai vi fosse motivo di sottolinearlo, quanto il cinema sia un'arte soprattutto visiva che trova la sua massima espressione nel momento in cui le immagini riescono davvero a parlare e comunicare da sole!
La scena dell'esibizione in La famiglia Bélier
La regia del francese Éric Lartigau sembra un maldestro tentativo di farci vivere per un momento la sensazione provata dai due genitori non udenti davanti all'esibizione canora della figlia. L'immedesimazione, cercata con un effetto sonoro di finto silenzio ovattato, viene viziata da una regia che definirei ingenua, che vaga di inquadratura in inquadratura senza trovare mai un vero fulcro e punto di vista.
La transizione audio tra la canzone interpretata dai ragazzi ed il fruscio ovattato (che simulerebbe l'ascolto di un non udente) avviene su una lenta panoramica in primissimo piano sui volti dei ragazzi che cantano.

Questa inquadratura, già da sola, per il piano scelto e il movimento (che la rendono molto lontana dal poter essere una soggettiva), impedisce l'immedesimazione dello spettatore con i genitori della ragazza. Continuano poi a succedersi una serie di inquadrature, fisse o in movimento, che letteralmente "vagano" per la sala senza un vero e proprio senso: il volto dei genitori, i ragazzi che cantano, panoramiche sugli spettatori, il dettaglio delle mani dei ragazzi che si cercano, i loro sguardi, primi piani di spettatori che si commuovono... ad un certo punto addirittura viene fatto un controcampo che ci mostra la sala gremita vista dalle spalle dei due ragazzi sul palco, poi ancora due bambini in un angolo della sala. Anche nel momento in cui ci vengono mostrati i genitori che notano alcuni spettatori nella sala commossi all'ascolto della canzone, le inquadrature che mostrano queste persone non sono mai soggettive dei genitori stessi ma inquadrature generiche per nulla legate allo sguardo dei due non udenti. Questo susseguirsi di immagini sembra puramente descrittivo e per nulla introspettivo, completamente scollato dal racconto che in quel momento la colonna audio sta attuando, creando di fatto l'effetto opposto a quello presumibilmente cercato attraverso il passaggio da un'esperienza uditiva standard ad una simile a quella di un non udente.
La famiglia Bélier risulta così, in definitiva, un film a tratti acerbo e un po' goffo la cui potenza risiede probabilmente più nella colonna sonora, che si avvale di pezzi francesi dal grande trasporto emotivo (merito sia dei testi che dell'intrinseca qualità profondamente melodica della lingua francese), che non nelle immagini e nella stretta direzione registica. Questo fattore, inoltre, paradossalmente lo allontana ulteriormente dall'intento di parlare della e alla comunità non udente.
La scena dell'esibizione in CODA - I segni del cuore
Totalmente diverso è l'approccio registico in CODA. Quando i ragazzi vengono richiamati sul palco dopo l'esibizione di gruppo e iniziano il duetto, la macchina da presa, dopo aver inquadrato con campo e contro campo i due ragazzi e i genitori di Ruby tra il pubblico, si sposta alle spalle dei genitori mostrandoci i due ragazzi sul palco, in campo lungo, in mezzo alla quinta creata dalle schiene dei genitori sfocati in primo piano.
Siamo già da qualche secondo alle spalle dei genitori di Ruby, in un inquadratura fissa, quando un cambio di fuoco rende le figure dei due ragazzi sfocate e impalpabili portandoci sul piano dei genitori e la dissolvenza tra l'audio ambiente e il silenzio assoluto arriva come un pugno nello stomaco. Forte e chiara. La nostra esperienza di fruizione si trasforma prepotentemente in quella di un non udente facendoci piombare in un silenzio assordante e assolutamente fastidioso.

In questa inquadratura immagine e audio trovano una perfetta corrispondenza mostrando i genitori di spalle circondati da un ambiente totalmente fuori fuoco e quindi distante e illeggibile esattamente come la realtà che circonda i due non udenti.
La scena procede con una regia da manuale, didascalica ma assolutamente al servizio del racconto: si susseguono le inquadrature dei genitori, che guardandosi intorno si accorgono della felicità e della commozione che l'esibizione della figlia sta suscitando nel pubblico presente in sala, alternate alle soggettive degli stessi che mostrano le persone da loro osservate.
Così la scelta di una regia pulita e didascalica accompagnata dalla scelta di non riempire il silenzio con nessun tipo di "effetto silenzio", come il fruscio e l'ovattamento utilizzati da Lartigau, concorrono a far immergere completamente lo spettatore nello stato d'animo dei genitori di Ruby e nello stesso tempo a fargli vivere una credibile e straniante sensazione di sordità.
L'Oscar al miglior film

CODA - I segni del cuore viene premiato dall'Academy nel 2022 con l'Oscar al miglior film aggiudicandosi anche il primato di primo film non originale a vincere l'ambito premio.
Questo conferma l'inversione di tendenza che si è potuta osservare negli ultimi anni in fatto di assegnazione dell'Oscar considerato il più prestigioso della serata.
Il premio, assegnato annualmente fin dal 1929 al film votato come il migliore dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, veniva consegnato fino al 1950 alla società di produzione mentre dal 1951 in poi è andato al produttore.
Se un tempo il riconoscimento sembrava essere riservato alle grandi produzioni, spettacolari e d'impatto come tragedie sulla scia del Titanic, drammi storici come 12 anni schiavo o Il discorso del re, o epiche di guerra come Platoon, da qualche tempo a questa parte l'attenzione sembra essersi spostata verso produzioni forse meno ambiziose ma dal sapore pionieristico.
Nel 2017 il premio è andato a Moonlight diventato così il primo lungometraggio LGBT (con cast interamente nero) a vincere l'Oscar al miglior film; nel 2019 è stato invece premiato il coreano Parasite primo film interamente in lingua straniera a vincere in questa categoria. Nel 2022 CODA conferma la nuova attenzione dell'Academy rivolta a film insoliti per la categoria che affrontano tematiche magari più di nicchia ma sicuramente socialmente rilevanti, e soprattutto dimostra che anche un film con una sceneggiatura non originale, accurato e ben realizzato, che non ricorre necessariamente ad espedienti spettacolari o particolari effetti speciali, ma utilizza in modo semplice e magistrale il linguaggio cinematografico, può riuscire, nella sua semplicità a far vivere allo spettatore un'esperienza inedita e coinvolgente.


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